Ponte - Marzo 2022
Qualche tempo fa ebbi l’opportunità di ascoltare Erri De Luca in un breve discorso costruito su questa parola.
In quell’occasione lo scrittore narrava della sua esperienza in Bosnia-Erzegovina negli anni novanta quando la guerra era ritoranata in Europa dopo tanto tempo. Visse quell’esperienza come autista di convogli umanitari diretti in quei territori a seguito di quello che poteva sembrare un evento minore, l’abbattimento a Mostar dell’ultimo ponte sulla Neretva.
Quel ponte univa le due sponde sulle quali ad Est stava la popolazione musulmana e ad Ovest quella cristiana. L’abbattimento di quel ponte che univa le due rive, dove stavano per l’appunto i rispettivi rivali, cioè coloro che risiedono su rive opposte, rese ancor più evidenti i conflitti esacerbando l’indisponibilità al dialogo.
Ecco allora balzare all’attenzione dello scrittore la contrapposizione di due opere edilizie, i muri che dividono, i ponti che uniscono.
Abbattere i ponti significa chiudere alle possibilità di dialogo tra le opposte rive, tra i rivali, che potrebbero invece cercare le ragioni dello stare insieme camminando, metaforicamente e non solo, su quel ponte.
Chiaro e convincente è il ragionamento di Erri De Luca ispirato alla realtà del conflitto in Bosnia-Erzegovina, che richiama immancabilmente alla mente la guerra in corso in Ucraina.
Il ponte assume così i connotati di una metafora. La metafora di un viaggio, di un percorso che porta i viaggiatori ad incontrarsi nel cammino da una sponda all’altra in un dialogo volto a perseguire un obiettivo di progredire comune.
Ed è seguendo questi pensieri che il ponte si è associato alle imprese centenarie lasciandomele intravvedere nella loro qualità di “connettori temporali”, che si pongono come sutura tra un passato carico di preziose esperienze e un futuro da assicurare alle generazioni future, attraverso l’azione di un presente che non vive solo per sé stesso, ma per un viaggio comune che trasforma le azioni quotidiane in progredire diffuso.
E in questa prospettiva le imprese rivelano il loro vero valore nell’inestimabile ruolo di costruttrici di ponti e di dialoghi, intra e intergenerazionali, quando muovono il loro agire nella direzione del bene comune, di un Good Business nel quale le relazioni risultino culturalmente ed economicamente valorizzate dalla rinuncia ad un pensiero unico diretto all’esaltazione del profitto.