Gentilezza/Giugno-Luglio 2022
Sino a qualche tempo fa, proporre questa parola per una lettura aziendale sarebbe apparso quanto meno azzardato, per non dire del tutto fuori luogo.
Ora, però, anche una delle principali case editrici nazionali di testi manageriali, il Sole 24 Ore, è uscito con un libro dal titolo “Ceo Factor” (P.Soldavini e F. Pagano, 2022) che propone uno stile di leadership gentile, diretto a valorizzare il ruolo delle persone e delle relazioni nelle costruzioni organizzative dell’impresa.
A questo punto non siamo più controcorrente inserendo questo tema tra le nostre conchiglie.
Proviamo quindi a chiederci cosa sia la gentilezza e che valore possa avere un comportamento gentile nel governo e nella gestione dell’impresa.
Scorrendo il vocabolario della lingua italiana si apprende che la gentilezza consiste in un atteggiamento cortese e garbato, ispirato a cordialità, educazione, tatto, belle maniere e, perché no, eleganza.
A ben vedere si tratta di una definizione che rinvia a tutta una serie di altri concetti legati a comportamenti ispirati all’attenzione per l’altro, rendendo estremamente difficoltoso racchiudere tale parola in una definizione dal valore generalmente accettato.
Invero, la gentilezza è più facile vederla in azione che definirla e a tutti noi sarà accaduto più volte di imbatterci in qualcuna delle sue manifestazioni, come pure nel suo esatto contrario.
Avendo comunque deciso un giorno di provare a darne una definizione che potesse aspirare ad avere un valore generale, sono arrivato a definire la gentilezza come “la chiave che apre le porte alle relazioni”.
Arrivai a questa sintetica definizione sulla base delle innumerevoli esperienze vissute al riguardo e dopo aver cercato di decodificare le determinanti di un comportamento ispirato a gentilezza.
Ben nascosti in questa parola, seppur molto attivi, stanno, infatti, valori quali il rispetto, l’ascolto, l’empatia, il dialogo, l’accoglienza, la cura, la tolleranza e quant’altro sia capace di avvicinare soggetti che si pongono magari su posizione diametralmente opposte.
Valori diretti a costruire relazioni fondate sulla considerazione degli altri come parte di sé, come soggetti con i quali progettare e costruire un cammino condiviso, mettendo in risalto l’individuo, non come singolo, ma come parte di un collettivo.
Certo è che in una realtà dove l’aggressione verbale e l’affermazione di sé occupano una posizione centrale nella quotidianità del vivere sociale, la gentilezza potrebbe essere vissuta, al contrario, come una forma di mascheramento di una condizione di debolezza.
In realtà, la gentilezza, esprime una forza irresistibile nella sua capacità di creare le condizioni per armonizzare anche i comportamenti più aggressivi ed egoistici, perché sa esprimersi anche in forma determinata, pur se sempre cortese, come ben chiarito da Luca Zingaretti in un’intervista sull’argomento (Domenica-Il Sole 24 Ore,15.05. 22).
Ad evidenza, non si può essere gentili sempre allo stesso modo. Il mondo esprime una molteplicità di situazioni che richiedono una varietà di approcci fondati su diversi gradi di fermezza che potrebbero offuscare il valore della gentilezza.
Tuttavia, quando questo accade ricordo sempre a me stesso con piacere quello che ha scritto una giovane studentessa a proposito del valore e della forza del comportamento gentile: “la gentilezza è capace di far crescere un fiore anche su un terreno pietroso”, così ogni possibile dubbio sulla sua forza si dilegua.
Ecco che preso da questo dire quasi dimenticavo di tentare una risposta alla seconda domanda, a dir il vero già ben presente nel discorrere sin qui sviluppato: quale valore riveste la gentilezza nel governo e nella gestione dell’impresa? Sulla base di quanto detto, la risposta può essere laconica: a creare armonia, a risolvere conflitti, a diffondere creatività, senso di appartenenza e partecipazione, ……..scusate se è poco.
Ai Lettori,
a questo punto le Conchiglie vanno in pausa, ci hanno accompagnato per 24 mesi con temi che a volte avrete trovato strani, a volti di interesse, a volte fuori luogo per l’impresa. Le parole che le hanno composte avevano l’obiettivo di suscitare curiosità e reazioni di condivisione o di rigetto, in ogni caso si proponevano di sfidare il pensiero di chi le leggeva.
Ben consapevole di quanto costi dedicare tempo ad un qualcosa che non appare direttamente legato al proprio agire quotidiano, spero di essere riuscito in questo mio proposito e di non aver fatto rimpiangere ad alcuno il tempo dedicato alla loro lettura.
Un caro saluto, a presto.
Claudio Baccarani