Si sono chiuse le iscrizioni al Premio OMI 2024. A questa settima edizione 2024 sono state ammesse ben 66 opere: un colpo d’occhio emozionante sull’anima del “Fatto in Italia”.
A questo link https://www.monografieimpresa.it/opere-in-gara-2024/ è consultabile l’elenco –in ordine alfabetico relativo alla ragione sociale delle imprese od organizzazioni delle opere – che saranno sottoposte alla valutazione delle Giurie Seniores e Juniores enro il mese di settembre 2024.
Sono 48 le imprese, enti, associazioni od organizzazioni in genere che hanno voluto iscrivere direttamente le loro 51 monografie, 9 invece gli Artworker che hanno iscritto le 16 monografie realizzate per i loro clienti.
Un’autentica vetrina del Made in Italy: è questa la fotografia del Premio alla Miglior Monografia istituzionale d’impresa, unico nel suo genere in Italia, lanciato nel 2013 dall’Osservatorio Monografie d’Impresa e giunto nel 2024 alla sua settima edizione.
L’Osservatorio Monografie d’Impresa APS é un’ associazione di promozione sociale attiva nello studio e nella conservazione e valorizzazione delle opere dedicate al panorama industriale italiano.
Il Premio OMI seleziona le opere – oltre che in base a parametri di graphic design e accuratezza produttiva – principalmente per il contenuto, con particolare attenzione alla valorizzazione delle persone, al rapporto con il territorio, all’esposizione delle aspettative per il futuro e della memoria aziendale.
La selezione delle opere è affidata a due giurie indipendenti, una composta da docenti e professionisti e l’altra da studenti universitari, che si riuniranno a Verona nel settembre 2024. Nelle scorse sei edizioni hanno partecipato 333 opere capaci di rappresentare al meglio l’intero panorama produttivo italiano, in termini di settori economici, aree geografiche e dimensioni aziendali.
Tante narrazioni diverse di un tessuto economico e umano estremamente ricco e diversificato.
L’Osservatorio Monografie d’Impresa si pone lo scopo di sensibilizzare – anche tramite il Premio OMI – l’opinione pubblica sull’indispensabilità di preservare e far fruttare l’immenso tesoro culturale che le imprese italiane hanno accumulato negli anni.
Perché non c’é innovazione senza conoscenza del passato.