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Cantina Apollonio presenta “Mamaà” e celebra il rapporto con Madre Terra


 

Un inno alla Madre Terra, un invito ad averne cura, un ringraziamento per la sua immensa generosità: racchiude questa triplice ispirazione la nuova linea di vini della Cantina Apollonio, in quel di Monteroni, nella parte Nord del Salento, in provincia di Lecce. Siamo in Puglia, terra in cui Madre Natura è stata particolarmente feconda in fatto di vitigni: si contano infatti all’incirca un centinaio di varietà autoctone.
La nuova linea della cantina che si appresta, nel 2020, a festeggiare i 150 anni della sua storia, si chiama “Mamaà” e racchiude tre vini - un bianco, un rosa e un rosso – che propongono in purezza tre diverse varietà autoctone pugliesi: Verdeca, Susumaniello e il principe dei vitigni salentini, il super versatile Negroamaro.
“Il nome Mamaà - è stato spiegato – vuole proprio esprimere il desiderio di celebrare il rapporto della Cantina Apollonio con Madre Terra e il comune impegno che unisce Marcello e Massimiliano Apollonio, Ma-Ma-A, appunto, nell’attuazione quotidiana di una filosofia aziendale che unisce la produzione di vini di qualità e la salvaguardia dell’ambiente”. Una scelta “naturale” ribadita dall’utilizzo di fornitori che adottano processi di produzione sostenibili e bottiglie riciclabili, “perché – spiegano i titolari Marcello e Massimiliano Apollonio – ognuno deve fare la sua parte per tramandare alle generazioni che verranno un ambiente più sano e più pulito”.
In etichetta, il disegno di una figura femminile vagamente liberty con i capelli dal colore diverso per ciascun vino, potrebbe essere una ninfa, una fata o la raffigurazione di Madre Terra, in realtà vuol lasciare a ciascuno libertà di immaginazione, così come avviene degustando un vino.
Una linea che introduce un elemento di grande novità per Cantina Apollonio, sino ad oggi dedita soprattutto alla produzione di vini che fanno lungo, talvolta lunghissimo - anche 20 anni - affinamento in legno (la cantina custodisce oltre 1000 botti fra barriques in rovere francese e americano e tonneaux in rovere di Slavonia).
Questi vini invece rappresentano una “scommessa” come l’hanno definita Massimiliano, enologo della cantina e Marcello, direttore commerciale, quella cioè di “fare vini importanti senza l’affinamento in legno”. Per i vini “Mamaà”, dunque, dopo la pressatura soffice delle uve, fermentazione e affinamento esclusivamente in acciaio e brevissimo affinamento in bottiglia.
Ciò che rimane invariata è la qualità delle uve che “per noi è quasi un’ossessione – ha spiegato da bravo enologo, Massimiliano – perché per fare dei grandi vini la qualità della materia prima deve essere altissima. È un aspetto che nella nostra cantina seguiamo con cura quasi maniacale e che però poi alla lunga paga”.
Anche la scelta delle varietà autoctone segue la lunga tradizione della cantina, che nasce ad Aradeo nel 1870 e che oggi esporta in 36 diversi Paesi del mondo il 95 per cento della produzione, conquistando negli anni diversi premi e riconoscimenti nei più importanti concorsi nazionali e internazionali.  Qui c’è spazio solo per l’autoctonia: Negroamaro, Primitivo, Malvasia nera di Lecce e di Brindisi, Susumaniello, Bianco d’Alessano e, da oggi, anche Verdeca.
Va anche aggiunto che da sempre le generazioni Apollonio si sono tramandate una grande capacità di valorizzare l’arte, la cultura, lo spettacolo. La linea "Mani del Sud", il "Valle Cupa" e il "Divoto" ad esempio sono vini nobilitati dai versi di grandi poeti salentini come Giovanni Bernardini, Laura D'Arpe e il grande Vittorio Bodini, cantore del Sud e delle sue contraddizioni.  Mentre, nel 2005 è nato il Premio Apollonio, serata di spettacolo che si avvale della direzione artistica di Neri Marcorè, che trae origine dal desiderio di Marcello e Massimiliano di omaggiare i propri genitori e di celebrare i pugliesi che danno lustro alla Puglia nel campo dello spettacolo, della letteratura, del giornalismo e della creatività in generale.
 

Fonte: Rosaria Bianco, www.repubblica.it, marzo 2019