Intelligenza - Giugno 2021
Come di consueto ci avviciniamo a questa nuova conchiglia attraverso il significato etimologico della parola che le dà vita.
All’origine sta un’idea ancestrale di cose raccolte per uno scopo. La parola trova poi la sua radice etimologica nel latino “intelligere”, “leggere inter”, dove “inter” sta per “tra” e quindi intelligenza è la capacità di leggere tra le parole, i pensieri, i fatti, gli accadimenti ai quali si guarda per coglierne la natura e la direzione (Francesco Varanini).
L’intelligenza, quindi, sta alla base delle scelte perché si pone come lettura ed interpretazione di ciò che si osserva e si vive.
Se intelligenza è anzitutto scelta, però, è anche non fermarsi all’apparenza, alla superficie. Tramite il latino “inter” si risale infatti alla radice indoeuropea”in-/nen: dentro”. Intelligenza, dunque, è scendere dentro, all’interno di ciò che accade e si osserva.
Così in Dante si legge che intelligente è chi ha la capacità di intendere, pensare, giudicare.
In altre parole, intelligenza è la capacità cognitiva, la strumentazione, che si ha a disposizione per osservare, scegliere, ordinare, valutare, agire in una data situazione, in un determinato campo e in uno specifico tempo.
L’etimologia della parola intelligenza rivela già il suo carattere pluridimensionale.
In realtà, attingendo alle classificazioni di Howard Gardner e Daniel Goleman si possono individuare molteplici forme di intelligenza: intelligenza logico matematica, linguistica, musicale, spaziale, corporeo-cinestetica, ambientale, esistenziale, emotiva e sociale.
Dal punto di vista manageriale due di queste, l’intelligenza emotiva e l’intelligenza sociale, si propongono con forza all’attenzione di chi vive la complessità organizzativa dell’impresa.
L’intelligenza emotiva consiste nella capacità di conoscere e controllare le proprie e le altrui emozioni, associata alla capacità di motivare se stessi per poter a propria volta motivare gli altri.
L’intelligenza sociale consiste, invece, nella capacità di cogliere istantaneamente lo stato d’animo delle altre persone, i loro sentimenti, le loro motivazioni, i loro desideri, le loro ansie, le loro paure e realizzare con loro interazioni efficaci.
A queste due forme di intelligenza crediamo se ne debbano aggiungere almeno altre due nella prospettiva aziendale da noi privilegiata: l’intelligenza territoriale e l’intelligenza manageriale.
La prima consiste nella capacità di realizzare interazioni efficaci con le comunità territoriali nelle quali l’impresa interagisce dialogando con esse per i valori, le conoscenze, la cultura, l’arte e il desiderio di futuro che esprimono.
La seconda, l’intelligenza manageriale, consiste nell’abilità cognitiva, emozionale e sociale capace di leggere la complessità del divenire organizzativo ed ambientale per coglierne le opportunità di azione, nella consapevolezza che l’impresa è parte centrale del sistema sociale nel quale agisce.
Attingendo a queste varie forme di intelligenza l’impresa può proporsi di camminare sul tempo della longevità.