Armonia - Febbraio 2021
Forse questa è la parola apparentemente più lontana dal mondo delle imprese tra quelle sin qui proposte all’attenzione del possibile Lettore. In realtà, quando si riflette sul concetto di armonia la mente corre a espressioni artistiche, musicali, poetiche, naturali, architettoniche e aggregative che ben di rado vengono avvicinate al mondo dell’impresa, spesso ritenuto un semplice vissuto di tipo tecnico-economico.
Se si accetta di non rimanere alla superficie delle cose, e con questo il rischio di una dispersione del proprio “tempo produttivo”, i pensieri possono riproporsi in una luce diversa. Invero, quando si riflette sul concetto di armonia ci si pone su una strada che conduce a pensare a una consonanza di voci, di strumenti o di elementi, parti di un tutto che rivela una condizione di accordo, di conformità, di concordia, di piacevolezza e richiama alla mente la relazione che corre tra il bene, il bello e il buono. Caratteri che considerati dal punto di vista delle relazioni sociali disegnano quello che potremmo definire lo stare bene insieme.
Ed è proprio in riferimento a questa percezione che emerge la forza che l’armonia possiede nella prospettiva aziendale. Nei fatti, un’impresa che rivela nel proprio agire relazioni armoniose diffonde nelle persone che vivono l’avventura imprenditoriale l’amore per ciò che si fa. Amore che costituisce “la più grande approssimazione concreta alla felicità sulla terra”, come mirabilmente puntualizza Primo Levi nel suo libro “La chiave a stella”. Ed è grazie a questo amore per il lavoro che l’impresa può esprimere l’eccellenza possibile nelle condizioni date, poiché ognuno sarà portato a dare il massimo di sé, non solo per sé ma per sé e per gli altri, in funzione di un tempo di lavoro vissuto non come fatica ma come partecipazione attiva e consapevole alla costruzione del futuro.
Ma l’amore per il proprio lavoro “è privilegio di pochi”, puntualizza Primo Levi a completamento del pensiero prima citato, quasi a sottolineare la difficoltà di realizzare condizioni di armonia nel contesto aziendale. Difficoltà che è sotto gli occhi tutti, a volte presente nella quotidianità del vissuto personale, a volte nello sguardo sul divenire delle esperienze aziendali narrato dai vari mezzi di comunicazione.
Su cosa poggia dunque la possibilità di costruire relazioni armoniche nell’impresa e con esse di sprigionare tutte le forze competitive dell’azienda? Quali sono gli elementi che sostengono la creazione di una atmosfera armoniosa nell’organizzazione e ne alimentano la rigenerazione negli immancabili momenti di caduta? La risposta a queste domande non può essere univoca. L’impresa, contrariamente a quanto la consulenza spesso propone, non è una macchina alla quale si possono applicare regole predefinite: l’impresa è un intricato sistema di relazioni umane, l’impresa è vita. Vita delle persone che nei loro ruoli, con le proprie idee e le proprie competenze, generano le relazioni che l’impresa intrattiene con il mondo. Persone che portano con sé passioni, emozioni, sogni, ansie, paure, progetti che si rincorrono nella quotidianità dell’agire, in un contesto caratterizzato da ritmi sempre più intensi di cambiamento e contraddistinto da condizioni di incertezza ed imprevedibilità crescenti.
Tante sono le vie che l’imprenditore e il management potranno percorrere nella ricerca dell’armonia organizzativa dell’azienda. Due però sono le chiavi che non possono mancare per aprire le porte all’armonia: una coinvolgente condivisione di valori basati sul principio del rispetto e una rivisitazione del ruolo del profitto nell’impresa.
Nell’ampia lista dei valori possibili cinque campeggiano quasi a ergersi come colonne a sostegno di un’impresa armonica. Si tratta dell’ascolto, del dialogo, della fiducia, della cura e del sogno. Valori che nella loro configurazione rifuggono dall’assunzione del profitto come fine per un duplice ordine di motivi. Da una parte, in ragione del fatto che il profitto è un criterio divisivo che privilegia il capitale, dall’altra perché è miope in quanto fondato su una egoistica prospettiva di breve periodo nella ricerca del tutto e subito.
Così l’impresa armonica riconosce il proprio fine nella produzione e diffusione di benessere per tutti gli stakeholder con i quali intrattiene relazioni a partire da chi lavora in azienda e dai clienti, senza dimenticare i finanziatori di capitale di rischio e credito, i fornitori, la comunità, le istituzioni e l’ambiente. Questo perché a differenza del profitto il benessere unisce e guarda lontano, guarda alla qualità della vita della generazione attuale e di quelle future, in una scelta di sostenibilità.
Il profitto, in realtà, più lo si cerca meno lo si trova, poiché esso deriva dal fare bene le cose che sono da fare con un’attenzione al bello, all’utile, al buono e al sostenibile, in un orientamento al benessere delle persone, delle comunità e dell’ambiente che fa dell’impresa un soggetto dotato della vitalità necessaria a guardare ad orizzonti che si inoltrano nei territori della longevità.