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Manifatture Sigaro Toscano 1818

entra nella Unione Imprese Storiche Italiane


Un’altra eccellenza artigianale entra a far parte della Unione Imprese Storiche Italiane, l’associazione che riunisce i marchi più longevi del Made in Italy appartenenti a otto regioni d’Italia (Piemonte, Veneto, Toscana, Emilia-Romagna, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia). Si tratta di Manifatture Sigaro Toscano 1818, una lunga tradizionale imprenditoriale nata 200 anni e da poco raccolta nel volume “Sigari Toscano” (edito da Rizzoli e curato dal giornalista Enrico Mannucci), che celebra la storia del sigaro e della sua terra d’origine.
La ‘leggenda’ del Sigaro Toscano, che nel 1818 entrò regolarmente in produzione, affonda le sue radici in un giorno d’agosto del 1815 nella Manifattura Tabacchi di Firenze, quando una partita di tabacco - lasciata a essiccare al sole estivo - venne bagnata da un violento acquazzone. Con tutto quel tabacco si decise di produrre dei sigari economici da vendere al popolo di Firenze. Fu subito un grande successo. L’acqua, infatti, fece fermentare il tabacco dandogli un gusto del tutto “nuovo” e particolarmente apprezzato.


Le sigaraie furono tra le prime donne ad entrare a pieno titolo, ossia con gli stessi diritti degli uomini, nel mondo del lavoro. Proprio nella Manifattura Tabacchi, infatti, si registrò l’incremento più alto della manodopera femminile, a cui furono demandate tutte le fasi di lavorazione dei sigari. Furono proprio le sigaraie, dopo aspre lotte sindacali, le prime lavoratrici ad avere gli asili nido nei luoghi di lavoro, nella Manifattura. e sigaraie hanno un'importanza decisiva per la realizzazione del sigaro italiano: il loro lavoro è rimasto pressoché identico da più di 200 anni e spesso viene trasmesso di madre in figlia. Per diventare sigaraie servono 18 mesi di formazione. Solo dopo questo lasso di tempo una sigaraia può confezionare un sigaro con le proprie mani.

 

Per quasi centotrent’anni, a partire dal 1818, la fabbricazione del sigaro si è svolta principalmente a Firenze. Ma negli anni successivi al periodo post-bellico lo ‘Stortignaccolo’ ha lasciato definitivamente il capoluogo toscano per trasferire la sua produzione a Lucca e a Cava de' Tirreni.

La Manifattura principale lucchese ha avuto sede, dal 1853 circa sino al giugno 2004, in un ex convento di suore domenicane. Da allora la produzione è stata trasferita in una struttura più funzionale e moderna, situata nell'area industriale di Lucca, a Mugnano. I coltivatori diretti del tabacco Kentucky del Veneto, della Campania, del Veneto, del Lazio, della Valdichiana e della Valtiberina conferiscono annualmente il loro raccolto al Centro di Ricevimento di Foiano della Chiana (AR). Qui avvengono molte importanti attività quali la perizia del tabacco, il supporto agronomico e la selezione del tabacco destinato alla fascia e al ripieno.


Quella del Sigaro Toscano è l’unica filiera tabacchicola interamente italiana. Dalla semina alla raccolta, dalle fasi di lavorazione al prodotto finito, Manifatture Sigaro Toscano si fa garante di standard professionali e qualitativi in linea con le più moderne aziende del settore. I coltivatori di kentucky rappresentano un anello strategico della catena produttiva del sigaro TOSCANO®. MST è il loro principale interlocutore e assorbe il 90% a valore dell’intera produzione nazionale, percentuale che arriva al 100% nel caso della foglia da fascia, la parte qualitativamente più pregiata della coltivazione.

“Dietro a ogni singolo sigaro Toscano c’è sempre la mano, lo sguardo, l’abilità dei lavoratori della filiera del tabacco – spiega Gaetano Maccaferri, presidente dell’omonimo gruppo industriale che controlla Manifatture Sigaro Toscano. – e forse il segreto di tale longevità sta proprio nell’aver saputo coniugare l’innovazione con il rispetto di una tradizione iniziata 200 anni fa”.